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LA CAVALLERIZZA REALE

Cliente:

Fondazione San Paolo

Luogo:

Torino

CONCORSO INTERNAZIONALE DI PROGETTAZIONE
Progetto Vincitore
Con CZA Cino Zucchi Architetti e Politecnica Soc. Coop.

Tre elementi essenziali fondano il progetto di rigenerazione della Cavallerizza Reale di Torino: la conoscenza approfondita della storia e dello stato attuale degli edifici esistenti e degli spazi aperti che li connettono; la comprensione di come manufatti edificati nel tempo sulla base di necessità e tecniche molto diverse da quelle attuali possano oggi ospitare stili di vita e valori in continua evoluzione; la capacità di reinterpretare architetture esistenti e inserire elementi nuovi coniugando l’intensità dell’esperienza urbana con l’impegno collettivo nei confronti della natura e dell’ambiente.
Una visione sintetica può così articolarsi in una serie di interventi specifici, una sorta di ‘agopuntura’ nel corpo delle città capace di riattivarne le potenzialità attraverso l’integrazione tra discipline diverse e l’amplificazione del carattere specifico di ogni sua parte.
Nel complesso della Cavallerizza Reale, la sequenza degli spazi aperti tra gli edifici è l’elemento che fonda la sua rigenerazione e la sua riapertura alla città.
L’ingresso esistente su via Verdi è ridefinito da una nuova esedra e da una cancellata semicircolare che rimane aperta di giorno e può essere chiusa nelle ore notturne. Nuove panche in pietra di forma arcuata ed essenze arboree di vario tipo creano diverse occasioni di fruizione al variare delle ore, delle stagioni e degli eventi ospitati. Nuove tettoie semicircolari in bronzo ossidato proteggono e identificano gli ingressi alle varie parti del complesso: il cortile dell’Università a sud, la Cavallerizza Alfieriana, l’Aula Magna esistente, le Pagliere riformate.
Tra l’Ala del Mosca e la testata ovest delle Pagliere viene creata la nuova ‘Piazzetta del Bagolaro’ – rimettendo a dimora qualche metro più a ovest l’albero omonimo esistente. Essa diventa la cerniera tra i due edifici e l’atrio di ingresso da e per i Giardini Reali, creando una transizione tra due qualità complementari oggi divise: lo spazio ‘concavo’ tra gli edifici esistenti e i percorsi verdi tra gli alberi del parco.
All’interno del complesso della Cavallerizza, l’Ala del Mosca è una delle testimonianze storiche più rilevanti. Uno studio attento dell’esistente ha permesso di adeguare l’edificio al suo nuovo ruolo attraverso pochi ma fondamentali interventi capaci di rispondere in pieno al programma, alle sue necessità e alle sue possibili variazioni nel tempo. La posizione baricentrica dell’atrio permette di ottimizzare la distribuzione a tutti i piani e a valorizzare lo scalone a tenaglia esistente, rendendolo il fuoco distributivo e architettonico principale del complesso. Tutto il piano terra, caratterizzato dalle alte volte a botte dei saloni, diventa così la parte del complesso a vocazione più pubblica.
I piani superiori sono organizzati con grande efficienza in risposta puntuale al programma funzionale della Fondazione. All’ultimo piano – dedicato alla zona di Presidenza e Direzione della Fondazione – la modifica della falda del tetto verso i Giardini reali permette di ricavare luminosi spazi affacciati sul verde e sulla città.
La consistenza attuale degli edifici delle Pagliere - severamente danneggiati da un incendio all’estremità est – e la loro minore rilevanza dal punto di vista storico e architettonico si prestano bene a una riforma più decisa. Una grande sala multifunzionale è ricavata attraverso un taglio diagonale nella testata ovest che ne conserva in pieno la facciata ad archi del lato sud in corrispondenza dell’ingresso al Passaggio Chiablese da via Rossini, e una porzione dello stesso è portata in piano per permettere una fruizione della sala in totale continuità con la città. Lo spazio tra le due maniche esistenti è protetto da una copertura leggera che collega l’ingresso con l’Ala del Mosca e i Giardini Reali attraverso la nuova Piazzetta. La porzione oggi distrutta dall’incendio è riedificata con la stessa sezione del corpo esistente a ovest e ne costituisce il prolungamento ideale, inglobando nel proprio volume la facciata ad arcate di mattoni. La nuova architettura inserita nella Cavallerizza non tenta in alcun modo di mimare le forme storiche dell’esistente. Tuttavia, essa non cade neanche in una facile ‘poetica della dissonanza’, dove le parti aggiunte sembrano caricate dall’ossessione di esibire la loro discontinuità rispetto a quelle originarie.

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