
LA POLVERIERA
Cliente:
Consorzio Oscar Romero
Luogo:
Reggio Emilia
Progetto di Restauro con riuso di 2 ex fabbricati appartenenti all'ex Polveriera militare del Mirabello
Progetto di CAIRE Consorzio con Marcel Mauer Architecture
Il progetto della Polveriera è un progetto di città e per la città, che interviene su un area di grande rilievo, per la quale occorre pensare destini nuovi ma anche nuove modalità di fruizione dello spazio.
Ricercando ad esempio nuovi e intensi rapporti tra lo spazio “privato” delle funzioni e lo spazio “pubblico” delle relazioni, riducendone la cesura e la distanza per riproporre modelli di insediamento più vicini a quelli della grande tradizione urbana della città compatta italiana.
Il Quartiere Mirabello rientra a pieno titolo all’interno di quella città diffusa e densa formatasi attorno ai borghi storici divenuti quartieri, da ammodernare attraverso azioni di gestione e manutenzione qualitativa dei tessuti esistenti. Una porzione qualitativamente e quantitativamente importante della città del ‘900, cui va riconosciuto il valore di città da rigenerare, permettendogli tramite la dotazione di ruoli e competenze, di superare l’attuale limite di bi_funzionalità (residenza e servizi al territorio) a favore di un’idea unitaria e completa dei luoghi del vivere.
Il programma funzionale prevede l’inserimento della nuova sede del Consorzio Romero, il consorzio di cooperative sociali promotore dell’intervento, le sedi operative di altre cooperative sociali che si occupano di servizi per il lavoro e per la mediazione, di un centro disabili e di un centro polifunzionale per la famiglia con ambulatori, spazi per la formazione, commercio di vicinato e ristorazione.
La qualità spaziale specifica che caratterizza i due fabbricati dell’Ex-Polveriera consiste principalmente nello spazio interno e nella percezione prospettica della sequenza di campate.
La sfida che questo progetto ha raccolto è stata quella di preservare e valorizzare questa qualità senza precludere l’inserimento di quelle funzioni che, fondamentali per il funzionamento sinergico dell’intero intervento, male si adattano a spazi così estesi.
L’obiettivo programmatico a scala architettonica era in primo luogo quello di restaurare un bene pubblico storico tutelato che si trovava in condizioni fatiscenti e al contempo di progettare la conversione di una struttura nata come deposito di armamenti in un edificio capace di ospitare persone. Il progetto cerca quindi di conservare quanto più possibile il manufatto ma soprattutto cerca di comprendere e interpretare l’intelligenza costruttiva e spaziale originaria in modo da intervenire in coerenza con essa.
Ai due capannoni sostanzialmente simmetrici corrispondono due scelte progettuali estremamente diverse: questo in ragione del fatto che, nel rispondere ad un programma funzionale complesso e profondamente composito, si è voluto mantenere in uno dei due edifici la memoria della tipologia e la possibilità di apprezzare il suggestivo spazio originario; per contro si è scelto di utilizzare in modo più denso l’altro edificio soppalcandolo quasi interamente, in modo da potervi collocare tutte quelle funzioni che richiedono una maggiore articolazione dello spazio oltre ad ambienti con proporzioni più ridotte (per ragioni funzionali e di privacy).














